La moneta nasce per agevolare la produzione di beni e servizi, rendendo più agevole il loro commercio. Attraverso una produzione maggiore e migliore di beni e servizi si creava ricchezza che rifletteva l’aumento di benessere delle persone perché nata dal soddisfacimento di loro bisogni. Questa era la funzione primaria della moneta: generare valore. Per sé e per gli altri. Una funzione che nell’economia contemporanea è stata clamorosamente eclissata. Serve pertanto una nuova moneta che riscopra la sua funzione originaria adattandola alle esigenze del mondo contemporaneo. Ma come dovrà essere? Tutto l’opposto delle criptovalute.
Il castello di carte della ricchezza: serve una nuova moneta
# Bitcoin e cripto sono un potenziamento del sistema

Nel giro di pochi decenni l’economia europea e mondiale ha subìto grandi stravolgimenti: innanzitutto con i pagamenti digitali, che stanno lentamente sostituendo la moneta fisica, e con l’introduzione della moneta unica europea. Più invisibile ma forse ancora più di impatto è il dominio assoluto della finanza sull’economia. La ricchezza del mondo ormai è quasi esclusivamente finanziaria, senza connessione con l’economia reale. Una ricchezza virtuale che sta al di sopra dei consumi e dei bisogni delle persone. Perfino le case ormai si stanno trasformando in beni finanziari perdendo la loro funzione di luogo in cui abitare. In questo contesto di perdita di nesso degli strumenti finanziari con l’economia reale delle persone, l’introduzione del Bitcoin, o più in generale delle criptovalute, viene interpretata come l’alternativa al sistema monetario e finanziario contemporaneo. Ma è davvero così? In realtà sembra proprio di no. Anzi, rappresentano una ulteriore spinta alla virtualizzazione dell’economia. Accelerano, infatti, la digitalizzazione, amplificano l’eccesso speculativo del capitalismo finanziario moderno e potenziano la struttura finanziaria attuale fondata sulla perdita di connessione con il mondo reale. Insomma, portano certamente dei benefici, soprattutto in termini di speculazione pura, ma non sono una cura ai mali del sistema bensì un loro potenziamento.
# La ricchezza del mondo contemporaneo è fasulla

Trovandoci in un periodo di grandi cambiamenti, si vive ovviamente anche il tipico vuoto che li accompagna: le evoluzioni della moneta digitale, la sostituzione di quella fisica, portano con sé contraddizioni, difficoltà da parte della popolazione di seguirne le trasformazioni e necessità inascoltate. La moneta nasce per agevolare la produzione di beni e servizi, rendendo più agevole il loro commercio. Attraverso una produzione maggiore e migliore di beni e servizi si creava ricchezza che rifletteva l’aumento di benessere delle persone perché nata dal soddisfacimento di loro bisogni. Questa era la funzione primaria della moneta: generare valore.
Nell’economia contemporanea la funzione ontologica della moneta, ossia quella di creare valore, si è eclissata. Trasformandosi nella funzione di generare più moneta. Soldi per soldi. La ricchezza è passata così da economica, specchio dell’appagamento di bisogni reali, a finanziaria, ossia basata sull’accumulo di soldi. Un accumulo che si è trasformato via via da reale, tipo piscina di monete di Paperon de’ Paperoni, a virtuale. Le fantasmagoriche ricchezze del mondo di oggi sono puramente digitali. In realtà non convertibili: se tutti oggi volessero infatti convertire la loro ricchezza in denaro fisico il sistema salterebbe. Perché è tutto virtuale, fondato sul fatto che solo una frazione viene trasformata in un bene reale.
Il vizio di fondo del sistema è che la moneta ormai, in sé per sé, ha perso la sua funzione di generare un valore. E per questo prosperano le monete digitali fino a quelle più estreme, le criptovalute, la cui funzione è solo quella di accrescere il loro valore esclusivamente virtuale, senza la generazione di altro valore generato dalla produzione, dallo scambio, dall’investimento in imprese. E questa nuova funzione porta la ricchezza individuale e globale a essere estremamente fragile perché dipende unicamente dalla percezione degli attori del sistema: è solo una rappresentazione astratta del valore, soggetta a manipolazioni, come l’inflazione, e rischi sistemici. Per ritrovare la sua funzione originaria, come dovrebbe essere una nuova moneta?
# La nuova moneta dovrà tornare a essere come un talento: rappresentando l’opportunità e il dovere di generare valore reale, per sé e per gli altri 
La moneta del futuro dovrà essere capace di portare un valore non solo rappresentato, ma autentico: deve essere una spinta alla crescita e a un nuovo benessere, non solo per chi la possiede ma anche per gli altri, attraverso i frutti che deve generare. In questo senso è illuminante la parabola dei talenti, in cui il termine talentum assume un significato metaforico, indicando i doni o le capacità naturali concessi da Dio, da sviluppare e utilizzare con responsabilità. Secondo questo concetto dunque, la moneta del futuro non dovrà essere una rappresentazione simbolica e fisica di un dato valore piuttosto che un numero su una piattaforma digitale soggetta a cambiamenti improvvisi, ma una dote che ognuno ha la responsabilità di far fruttare come riesce, la cui misura dovrà essere l’impatto generato anche e soprattutto sugli altri. Seguendo questo schema, ci si deve ricordare delle esigenze derivanti dalla povertà e dell’aspirazione a combatterla, appianando le disuguaglianze, senza per forza dover privare chi se lo merita delle soddisfazioni che ha raggiunto con lavoro e sacrificio. Ciò di cui il mondo ha bisogno quindi, è una moneta che sia capace di esprimere e raffinare il meglio dell’intelligenza di chi ne fa uso, al fine di gratificare i meritevoli e sfamare i bisognosi, abbattendo le divisioni di classe e annullando le ambizioni materiali legate ad essa.
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RAFFAELE PERGOLIZZI