Il Far West di Roma: rendere la città più sicura con l’esperienza Covid

Il Far West di Roma: rendere la città più sicura con l’esperienza Covid

Negli ultimi mesi si sono avvicendati fatti di cronaca non poco preoccupanti: tra furti, rapine, aggressioni e femminicidi, Roma sembra essere diventata il Far West. Le misure repressive, così come quelle preventive, ultimamente fanno acqua da tutte le parti. Bisogna pensare a qualcosa di nuovo, di efficace, che riesca ad assestare un giusto e duro colpo alla criminalità.

Il Far West di Roma: rendere la città più sicura con l’esperienza Covid

# Metodi fallimentari sui grandi numeri

Ph: zona_roma_nord – Instagram

Le principali azioni criminali che si consumano sul territorio romano e a scapito dei suoi cittadini, sono di diverse tipologie: dalla microcriminalità, ai furti a negozi e case fino all’asfissiante presenza della mafia, in particolare ‘ndrangheta, soprattutto nella zona sud-est della Capitale. Per contrastare questi fenomeni si prova di tutto: dai posti di blocco nei punti più strategici, all’utilizzo delle agenzie di sorveglianza private, ai presidi notturni fino all’iniziativa di singoli cittadini o figure ecclesiastiche che, come don Antonio Coluccia, tentano di scoraggiare i criminali dallo svolgere le loro azioni. Questi accorgimenti, nonostante gli ingenti sforzi sia economici che umani, non portano a una vera soluzione. D’altra parte, misure come “stop-and-frisk” o la militarizzazione della polizia, usati negli Stati Uniti, dimostrano che neanche il polso duro, a volte, basta per arginare la criminalità. Quindi quali possono essere le ipotetiche soluzioni?

# Restringere i territori sotto il controllo della polizia? Non basta

Ph: zona_roma_nord – Instagram

Tornando a ragionare sulle possibili soluzioni per Roma, bisogna approfondire quelle che sono i principali limiti all’azione delle forze di polizia sulla città. Considerando che sono presenti 24 commissariati sezionali di pubblica sicurezza che operano insieme a 15 distretti, allineati con i 15 municipi, si giunge alla conclusione che per coprire tutti i 1287km² del territorio di Roma, ogni commissariato ne copre circa 53,6km². Questa distribuzione arbitraria non permette di avere un controllo omogeneo sui territori da sorvegliare, soprattutto perché non considera dove si condensano gli elementi criminali. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di aumentare i finanziamenti alla Polizia Locale, affidargli altri compiti oltre a quelli della semplice gestione del traffico, e scorporare i distretti in più piccole stazioni per ogni quartiere romano, intensificando la presenza dello Stato e creando un diretto e concreto contatto coi cittadini. Se neanche questa soluzione dovesse dimostrarsi efficace, allora l’ultima alternativa ce la suggerisce la recente gestione dell’emergenza pandemica.

# A mali estremi, estremi rimedi: sospensione della democrazia

Ph: zona_roma_nord – Instagram

Quello della criminalità non è un problema di poco conto, che si può anche sopportare nell’attesa che piano piano svanisca. È una vera e propria emergenza che va risolta quanto prima. In Italia non sarebbe la prima volta che siamo chiamati ad affrontare un’emergenza di grandi entità. Con i giusti mezzi, le dovute accortezze e le appropriate misure, si è stati capaci di debellare una piaga come quella di un’epidemia globale nel giro di pochi anni. Se si considera che la violenza, la prevaricazione e l’ignoranza sono tutti sintomi derivanti dalla stessa malattia, cioè il crimine, allora comprendiamo come il paragone sia efficace non solo dal punto di vista figurato. I Comuni con invalidanti infiltrazioni mafiose vengono sciolti per essere ricostruiti da zero, quindi l’ipotetica applicazione del modello Covid per la criminalità non sarebbe una follia ma solo una misura aggiuntiva che ne va a colmare altre. Un mix quindi di:

  • monitoraggio capillare, come fu con le app di tracciamento, il controllo degli spostamenti tramite le autocertificazioni e le analisi dei dati sanitari.
  • Restrizioni mirate, con l’istituzione di zone rosse nelle aree particolarmente a rischio, eventuali limitazioni di movimento e coprifuoco.
  • Coordinamento centralizzato, atto a intensificare e snellire i procedimenti di polizia.
  • Supporto sociale, mirato a mitigare l’impatto delle restrizioni e a facilitare le scremature necessarie attraverso bonus economici.

Potrebbero essere la reale soluzione per la piaga che affligge la Capitale in questo ultimo periodo. Apparentemente possono sembrare misure eccessive o pericolose, ma se si adottano le garanzie necessarie per permettere alla società di tornare al modello democratico una volta risolto il problema, queste non solo appariranno come misure utili, ma assolutamente indispensabili!

Un modello simile, se funzionante, potrebbe essere esportato non solo alle grandi città italiane, ma alle grandi città di tutto il mondo, rendendo Roma un riferimento per soluzioni pragmatiche, drastiche ma comunque equilibrate per i grandi problemi che affliggono le nostre società.

Continua la lettura con: Le 7 cose che un romano apprezza di Milano

RAFFAELE PERGOLIZZI