Il più grande impero contemporaneo è quello americano, erede naturale di quello britannico. Influenza l’economia, la cultura e la società occidentale per intero. Il suo lato oscuro è la sua impostazione mercantilista che tende a indirizzare i comportamenti e le politiche in chiave consumistica. C’è chi paragona la sua rilevanza a quella che aveva l’Impero Romano. Anche se in realtà l’impostazione di fondo era radicalmente differente. Il futuro risiede forse nel recupero degli antichi modelli amministrativi dell’Impero Romano?
Impero Romano e Impero Americano: rilanciare la virtus al di sopra del mercantilismo
# La Virtus: il pilastro dell’Antica Roma

L’Impero Romano, la cui data di fondazione si fa risalire al 27 a.C. con Augusto, è tra gli imperi più longevi della storia. Ma non solo è tra i più longevi, è stato anche tra i più estesi. Ma qual è stata la chiave del suo successo, che l’ha portato ad essere il più impresso nella memoria collettiva dell’Occidente e a formarne lo spirito? Il primo pensiero va alla forza militare, che certamente era un elemento di pregio, ma da solo non sarebbe mai bastato ad affermarsi come effettivamente fece. La chiave risiedeva nella natura dei romani e nella forte strategia d’amministrazione dei conquistati: nati come popolo meticcio, i romani non concepivano l’autoctonia, ovvero una superiorità etnica innata, e dunque non avevano alcuna identità da imporre ai conquistati, né linguistica né culturale. L’Imperium, era un’autorità fondata sulla virtus e costituiva il cuore della sua missione civilizzatrice, che si concretizzava attraverso la cittadinanza romana che, estesa universalmente con l’Editto di Caracalla (212 d.C.), integrava i conquistati, preservandone spesso le tradizioni, come nei culti sincretici o nelle città provinciali. Non si tratta di tolleranza come è oggi intesa, ma del riconoscimento di uno status di cittadino fondato su qualità e comportamenti alla portata di chiunque. Questo ha come conseguenza quella di considerare qualunque popolo conquistato come parte integrante dell’impero, creando un rapporto fondato sulla reciprocità: si ricevono risorse umane ed economiche, in cambio si costruiscono infrastrutture e opere funzionali al benessere alle persone del luogo.
# Il mercantilismo, il pilastro dell’Impero Britannico (e di quello americano)
Tutt’altra cosa è stato, invece, l’Impero Britannico. Conosciuto come “l’Impero su cui non tramonta mai il sole” per la grandissima estensione territoriale che ha conosciuto nel corso della sua storia, rappresenta il modello che, ad oggi, ha influenzato più di tutti i sistemi di potere contemporanei, quello USA in particolare. A differenza di quello romano, privilegiava una visione anglocentrica con una chiara imposizione della propria identità sugli altri, con gerarchie razziali implicite, evidenti nella tratta degli schiavi dall’Africa o nella segregazione in Sudafrica. La superiorità veniva anche dall’imposizione della propria lingua, inglese, sui popoli colonizzati. Nonostante abbia contribuito allo sviluppo economico e tecnologico dei paesi colonizzati, il prezzo umano e culturale fu altissimo, con intere etnie assoggettate. Il principio chiave dell’imperialismo britannico è il guadagno economico: le terre conquistate vengono considerati dei mercati funzionali alle imprese del Regno Unito. Con l’impero statunitense, che è economico, culturale e militare a tutti gli effetti, si vive il medesimo assoggettamento, con una cultura livellatrice dominante che snatura o svaluta tutte le espressioni umane che, in qualche modo, non rimandino alla sua cifra stilistica. Non solo: la logica mercantile è di tipo predatoria, con la priorità di ottenere dai popoli assoggettati risorse e accesso privilegiato sui mercati a favore delle proprie imprese. Sotto questo aspetto si può vedere la più evidente differenza tra impero romano e quello americano: i romani costruirono infrastrutture a beneficio dei cittadini, gli americani impongono insediamenti militari e condizioni agevolate per le proprie aziende, ma senza creare qualcosa ad esclusivo vantaggio delle popolazioni locali.
# Il risveglio dell’Occidente riparta dal pilastro fondante dell’impero romano
Il modello britannico, che si esprime nella nuova egemonia americana imperante su tutto l’Occidente da circa 80 anni, ha contribuito al mantenimento di una pace tra le nazioni “controllate”, ma è tra le cause del decadimento morale e culturale del mondo occidentale. Ha imposto la globalizzazione, omogeneizzando culture attraverso consumismo e soft power, divenendo il primo catalizzatore delle tendenze negative della nostra epoca quali la secolarizzazione, l’omologazione e i conflitti ideologici. Per condurre una vera rivoluzione della lunga notte dell’Occidente, si deve ritrovare il coraggio di condurla nel senso etimologico del termine revolutio: tornare alle origini. Non è un semplice slogan che richiama un passato glorioso, ma un invito a recuperare quelli che furono gli elementi di forza dell’Impero Romano e applicarli nel presente, adattandoli alle esigenze della contemporaneità ridonando all’uomo il suo legame con la tradizione, anche se inserito in un dominio più ampio quale l’impero americano. Senza pretendere una dissoluzione dell’egemonia americana (sarebbe un’impresa impossibile e controproducente), si auspichi almeno a una sua conversione al valore fondante della virtus,, in modo tale che si possano valorizzare le diversità, invece che appianarle, superando l’omogeneizzazione globale per liberare il potenziale intellettuale dell’Occidente e costruire una civiltà che elevi gli individui invece di opprimere e di predare.
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RAFFAELE PERGOLIZZI