La crisi del rapporto tra cittadino e Stato, come superarla?

La crisi del rapporto tra cittadino e Stato, come superarla?

Il rapporto che intercorre tra il cittadino e lo Stato è stato interpretato e applicato nelle maniere più diverse durante il corso della storia. Si è passati dai modelli di democrazia diretta dell’antica Grecia alle dittature del XX secolo, attraverso i rapporti di vassallaggio tipici dell’epoca medievale. Ad oggi, questo rapporto è in crisi e per superarlo serve scoprire un nuovo approccio.

La crisi del rapporto tra cittadino e Stato, come superarla?

# Contratto sociale e collettivismo, le due grandi interpretazioni del ‘900

Nel XX secolo hanno dominato due visioni del rapporto cittadino-Stato, adottate dalle grandi nazioni della terra e, per di più, contrapposte. Si sta parlando del modello liberale, incarnato dal gigante americano e fondato sul concetto del contratto sociale, e di quello socialista o comunista, incarnato dall’URSS e fondato sui concetti di collettivismo e nazionalizzazione dei mezzi di produzione.

  • quello liberale, molto diffuso ancora oggi, è una visione che pone il cittadino come individuo libero che delega allo Stato la protezione di diritti naturali. Negli Stati Uniti, e in gran parte dell’Occidente, questo sistema ha garantito libertà economiche, col prezzo di forti disuguaglianze sociali;
  • il modello socialista, invece, ha appiattito gli individui in nome di una collettività egualitaria, con lo Stato come pianificatore centrale. Nell’URSS e nel blocco del Patto di Varsavia questo modello ha promosso un’uguaglianza economica al costo delle limitazioni delle libertà personali e collettive.

Entrambi gli approcci hanno grandi pregi e grandi limiti, ma nessuna delle due è riuscita a rispondere organicamente a tutte le necessità dell’essere umano, senza riuscire quindi a creare una società perfetta per il cittadino perfetto. Ma, ad oggi, qual è la situazione?

# La crisi che percorre il mondo globalizzato

Allo stato attuale sia il modello liberale che quello socialista hanno subito grandi mutazioni, costretti ad adattarsi al tempo che cambia per poter sopravvivere. Il confronto ha dato ragione al modello liberale, sopravvissuto più a lungo di quello socialista che, eccetto qualche piccolo caso, è quasi scomparso. O, almeno, ha perso gran parte della sua presenza. Nel frattempo, l’approccio liberale si è dovuto misurare con un suo stesso prodotto, la globalizzazione, che ha portato a un incancrenimento del liberalismo stesso, evidenziandone in maniera sempre più chiara i limiti. Tra le altre cose, la globalizzazione ha indebolito il senso di appartenenza nazionale, offrendo la possibilità ai movimenti populisti di sfruttare la sfiducia senza offrire soluzioni. Questo meccanismo ha portato a un vicendevole allontanamento: lo Stato non investe più nei cittadini e i cittadini non percepiscono più lo Stato. Questa crisi non è solo politica, ma sociale e culturale. Per combatterla serve un deciso cambio di passo.

# Riscoprire la partecipazione per superare la crisi

Serve ritrovare una sintonia tra Stato e cittadino e il solo moralismo sulle responsabilità civiche e sociali non basta. Per rinnovare questo rapporto fondamentale sono importanti due cose: abbandonare le derive ideologiche e raccogliere il meglio delle esperienze storiche.

  • L’Antica Roma può tornarci utile su questo piano: essa insegnava l’inscindibile binomio diritto-dovere, sulla base del quale consisteva la cittadinanza romana e quindi l’appartenenza all’antica organizzazione statale. Questa garantiva protezione legale, ma richiedeva fedeltà e servizio.
  • L’Antica Grecia invece ci insegna il fondamentale valore della partecipazione che, con la più autentica democrazia diretta, permetteva a ogni cittadino di contribuire per il proprio interesse e quello altrui al bene della comunità, e quindi dello Stato.
  • Dal welfare dello Stato sociale si apprende invece l’importanza di garantire i bisogni primari alla cittadinanza, come la sanità pubblica, senza chiedere compensi in cambio.
  • Infine, anche gli Stati Nazionali insegnavano, tramite una trascendenza romantica, un fortissimo e indissolubile legame e senso di appartenenza allo Stato stesso.

Un mix equilibrato di tutti gli elementi fondamentali di ogni approccio qui esposto ridonerebbe al rapporto tra cittadino e Stato una nuova speranza. Per applicare sia le ricette partecipative che il binomio diritto-dovere, la tecnologia giunge in nostro soccorso: essa è l’unico strumento che può essere concretamente usato come collante tra le istituzioni e la popolazione. Al contempo, lo Stato deve investire nel benessere dei cittadini, perché dal loro dipende il proprio. Solo un equilibrio tra diritti, doveri e identità collettiva può ricostruire un rapporto di fiducia, rendendo il cittadino non suddito né cliente, ma partner dello Stato.

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RAFFAELE PERGOLIZZI