Roma ha un potenziale economico ricchissimo, che risiede tutto nell’immenso patrimonio che possiede e che, tuttavia, rimane inespresso. Sicuramente non si può trasformare in profitto economico qualunque cosa, snaturandola del proprio significato, ma si può provare a valorizzare il proprio patrimonio. La nuova sfida della Capitale è dunque di divenire il carro trainante dell’economia italiana.
La sfida più stimolante per Roma: diventare il carro trainante dell’economia italiana
# Il potenziale inespresso della Capitale

Roma possiede il patrimonio storico, artistico, umano e culturale più vasto che ci sia, rimasto tutt’ora ineguagliato. Tuttavia, tutta questa ricchezza patrimoniale che rappresenta un potenziale enorme, rimane quiescente e inespressa, come se Roma fosse un gigante ancora addormentato. Questo lo si deve certamente alla mala gestione del turismo, sempre più “mordi e fuggi” che non valorizza la profonda eredità che la città conserva, e anche a una mancata protezione della città e dei suoi cittadini. Per comprendere attraverso un esempio pratico questo potenziale inespresso basta vedere la fontana di Trevi: costa pochi centesimi ai turisti che ci buttano dentro la “monetina fortunata” e il guadagno per Roma è di circa 1,5-1,6 milioni di euro l’anno. Ma come può essere realmente sfruttato questo potenziale, per far diventare Roma il carro trainante dell’economia italiana, senza il rischio di danneggiare il turismo o mercificare l’arte?
# Quali i possibili modi per liberare questa forza nascosta

Il dibattito su come valorizzare e proteggere Roma dal turismo aggressivo è un tema molto dibattuto ma che, ancora oggi, non ha trovato una risposta concreta. Per alcuni monumenti si è scelta la strada della monetizzazione, come per il Pantheon, per altri una stretta sugli orari di visita, per la Fontana di Trevi è stata addirittura creata una macchina che spara le monete al posto dei turisti… Tutte misure che non hanno né regolamentato il turismo né valorizzato economicamente il patrimonio romano. Già altre città hanno condotto azioni mirate ad auto-valorizzarsi traendone un forte vantaggio in termini economici:
- Barcellona, che riqualificando la città e digitalizzando i poli culturali, ha attirato l’attenzione del mondo intero, permettendogli di promuovere festival globali come il Mobile World Congress o altre fiere artistiche.
- Dubai, che ha investito molto sul branding globale, creando icone come il Burj Khalifa o il Dubai Frame, attirando la curiosità di startup e multinazionali estere che, grazie anche alla presenza di zone franche e incentivi fiscali, hanno investito considerevolmente in questa città.
- Singapore, che con un mix tra la valorizzazione del verde cittadino, l’innovazione digitale e l’organizzazione di eventi internazionali, si è reinventata sprigionando grandi energie.
Roma può solo imparare da queste iniziative, col vantaggio che il suo immenso patrimonio le permetterebbe di mettere in pratica ogni innovazione senza doversi reinventare. Una riqualifica completa delle zone periferiche, con valorizzazione dei siti d’interesse e l’istituzione di un ticket d’ingresso per il centro storico, permetterebbe di valorizzare sia il centro che la periferia, senza aggredire economicamente i siti turistici specifici ma garantendo una crescita economica non indifferente. Contemporaneamente si dovrebbe sostenere la creazione di più zone franche, come per esempio Fiera di Roma, per attirare l’attenzione di investitori esteri e crescere anche in ottica internazionale.
# Roma come modello alternativo a quello americano: creare ricchezza per esportare bellezza
Misure come quelle proposte finora, atte a promuovere il patrimonio romano celebrando il meglio delle intelligenze mondiali, potrebbero essere delle concrete ricette di riscatto per la Capitale. Sicuramente a queste misure andrebbero affiancate nuove politiche del lavoro, per potenziare i giovani lavoratori e creare un nuovo circuito interno più ricco e saldo. Tutto ciò non servirà solo a potenziare economicamente l’Urbe e a renderla il motore dell’economia italiana, ma permetterà alla città di recuperare la sua vocazione millenaria civilizzatrice e dispensatrice di bellezza, proponendo un modello di crescita economica differente da quello imperante americano. Questo infatti spreme le risorse, quello romano deve imparare a svilupparle e farle esprimere nel miglior modo possibile, rispondendo dunque alla sua missione: non trarre ricchezza dalla bellezza, ma creare ricchezza per esportare la bellezza.
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RAFFAELE PERGOLIZZI