L’Occidente è in crisi. Spirituale, intellettuale e morale. Per rispondere alla crisi, qual è il ruolo che l’Italia deve riscoprire? Non solo turismo “pizza mafia e mandolino”: l’Italia è stata celebre nei secoli per un’altra ragione. Che pare avere dimenticato solo di recente.
La vera vocazione dell’Italia per il futuro del mondo
# Dalla caduta dell’Impero Romano, l’Italia ha conservato nei secoli il ruolo di alta formazione. Un ruolo smarrito dal secolo scorso.

Oggi siamo abituati a pensare all’Italia come a quel Paese vecchio, arretrato e forse interessante solo per la quantità di monumenti storici e reperti artistici di grande rilievo e memoria del nostro passato più glorioso. Insomma, una meta di passaggio per chi voglia farsi uno o due giorni di vacanza. Tuttavia non è sempre stato così e lo stesso turismo di oggi non è che l’informe eredità di quello che, un tempo, rappresentava l’Italia per il mondo intero. Si sta parlando del Grand Tour, il viaggio di formazione e cultura tipicamente intraeuropeo che i figli dell’aristocrazia facevano per imparare le arti nobili. La meta di questo viaggio formativo e di qualunque percorso di alta formazione era proprio l’Italia, con Roma, Firenze, Napoli, Milano, Venezia. Così si imparava la nobile arte della politica, quella della grande cultura umanista e perenne, quella dell’educazione al bello e al sublime. Nell’Europa di oggi, l’esperienza che più si avvicina a questo genere di formazione è l’Erasmus, che comunque conserva poco e niente dell’originale viaggio che ha formato le migliori menti dei secoli passati. Anche perché non ha un criterio né un punto di riferimento di valore: proprio quello che l’Italia ha rappresentato nei secoli.
# L’orgoglio di porsi come soluzione per la crisi dell’Occidente
L’Occidente è ormai sprofondato in una lunga notte intellettuale e culturale, caratterizzata dalla deriva mercantilista e commerciale di ogni forma del sapere, che ha eletto denaro e successo economico come criterio di valutazione di ogni attività umana. La grande filosofia della civiltà occidentale resta coperta dai colori abbaglianti delle grandi marche e sotto gli slogan delle campagne pubblicitarie. La realtà è che l’Occidente ha perso il suo criterio, il suo faro, il suo più autentico punto di riferimento: se non si impegna a ritrovarlo e affidargli il compito di tracciare la via per il futuro, rischia di essere condannato a una damnatio memoriae, senza possibilità di ritorno. L’Italia, dunque, non ha solo il compito fondamentale di ritrovare e riscoprire sé stessa, ma si deve porre come soluzione che l’Occidente deve trovare per uscire dalla miseria intellettuale che l’attanaglia.
# Un ruolo competitivo tra le macronazioni
È dunque questo lo spazio di competizione che spetta all’Italia: svolgere il ruolo di formazione sul piano internazionale. In un mondo di macronazioni interconnesse, che competono sotto gli aspetti più disparati, dalla tecnologia alle armi, l’unico ambito in cui l’Italia era e rimane insuperabile è proprio la cultura e la raffinatezza intellettuale. Con Roma come propria punta di diamante, l’Italia ha il dovere e la capacità di tornare a educare il mondo, come fece quando Goethe, Shelley o Byron la scelsero come meta del Grand Tour, trovandovi ispirazione per la loro produzione artistica. Essa può e deve essere la scuola del mondo, il luogo dove si impara a discernere il bello e si riconosce la necessità di individuare un criterio naturale per distinguere il giusto dallo sbagliato, dove le sensibilità umane tornano a misurarsi al livello della grandezza della sua storia.
Per farlo però, ha bisogno di aprirsi al globale: le sue città devono diventare degli hub culturali, accogliendo studenti, artisti e pensatori, come avveniva nel Rinascimento. Questo naturalmente richiede investimenti concreti: borse di studio internazionali, gemellaggi culturali, piattaforme digitali che diffondano l’italianità. ma la cosa più importante è che bisogna ritrovare il coraggio e gli strumenti necessari per condurre un’operazione di tale entità, ponendosi come riferimento formativo e intellettuale alternativo anche se non in contrapposizione con il modello mercantilista che sta dominando ogni tipo di percorso mutuato ormai dalla realtà anglosassone. Un modello formativo che non abbia lo scopo di formare alla professione, ma di stimolare lo sviluppo esistenziale e spirituale di ogni studente, per consentirgli di muoversi all’interno della società in coerenza con la sua identità naturale. Senza vendersi o smarrirsi in essa. Solo così, l’Italia può assolvere alla sua vocazione storica e ontologica e indirizzare l’Occidente e il mondo a un futuro di bellezza, di evoluzione, di responsabilità e di armonia tra il sé logico, la propria anima e le leggi della natura.
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RAFFAELE PERGOLIZZI