L’ambientalismo ideologico: l’assurda sfida dell’uomo alla natura

L’ambientalismo ideologico: l’assurda sfida dell’uomo alla natura

Ambiente. Un concetto che dovrebbe mettere tutti d’accordo. Chi può essere contro l’ambiente. E, invece, anche questo è diventato un fattore di divisione nella politica. Effetto serra, buco dell’ozono, surriscaldamento del pianeta, cambiamenti climatici. Ogni stagione è vissuta con un pilastro dogmatico e radicale che serve spesso a giustificare politiche impositive, altrimenti difficili da fare accettare. Non solo: ogni tema non viene affrontato con il metodo scientifico, ossia lasciando campo aperto al dibattito e alle diverse posizioni. Ma viene affrontato come un dogma religioso ai tempi del Medio Evo. Il tema dell’ambiente, così vitale per ogni essere umano, è svilito da retoriche, intrise di antropocentrismo, che ci allontanano dall’essenza. Serve un ritorno alla sintonia con la Natura, non per ideologia, ma per ritrovare coerenza con l’Essere.

# Primo passo per riconnettersi con la Natura: smontare la narrazione diffusa

Negli ultimi anni la retorica ambientalista ci ha indottrinato a suon di slogan e manifestazioni di massa, fino alle ultime politiche impositive, dai blocchi del traffico alle scelte green, contribuendo a costruire una narrazione relativa all’ambiente totalmente fuorviante. Si può parlare di nazi-ambientalismo, proprio di una parte della sinistra che vive ogni punto di vista come un’ideologia radicale. Per difendere l’ambiente la ricetta è solo una, secondo questa ideologia radicale: limitare la libertà individuale. E’ sempre e solo colpa dell’individuo e dei suoi comportamenti, per cui bisogna tagliare i consumi, limitare le emissioni e utilizzare mezzi alimentati con batterie elettriche. Questa narrazione ha un suo riflesso nella politica istituzionale, che invece che raddrizzare il tiro ha esasperato questi concetti introducendo misure classiste come quella sulla ZTL a Roma o le fasce verdi in altre città. Senza parlare dello sfruttamento della parola “ecologia“, che riguarda l’ambiente solo in via accidentale e del tutto forzata. Infatti essa deriva dal greco oikos (casa) e logos (studio, logica), indicando che si tratta di una logica, di un’armonia tra gli elementi, non solo la difesa della natura contro i comportamenti umani. Parlare di ecologia come sinonimo di ambientalismo riduce la natura a uno spazio da occupare, non a un’entità viva con cui convivere. Queste retoriche dimostrano un grande limite del periodo che viviamo: una cultura fortemente antropocentrista.

# Combattere l’antropocentrismo: il mondo non gira intorno all’uomo

L’antropocentrismo è il presupposto di ogni dibattito, politico, sociale o ambientale. Si vuole far credere che se il singolo individuo non consuma più diesel, farà meno caldo. Ma non è finita. Questa cultura antropocentrica ha indotto l’uomo contemporaneo a credere di essere causa di qualunque fatto naturale e che si possa controllare l’ambiente circostante col solo ausilio della razionalità. In sostanza, la nostra epoca è la manifestazione del trionfo della hubris greca: quella arroganza prepotente che rende l’uomo cieco, incapace di guardare al problema ambientale con criteri scientifici e obiettivi, invece che ideologici e politici. Un uomo che confina il suo essere nella dimensione puramente conscia e razionale, costruendo così la sua sconfitta con le macchine e l’intelligenza artificiale, che a differenza dell’uomo non conoscono né sonno, né fame e né stanchezza, e che possono giungere a picchi di razionalità fuori portata per gli umani. Un uomo che essendo strumento della sua razionalità cede per forza alla paura nei confronti di esse. La natura nella sua totalità, compresa l’accettazione di criteri di sopravvivenza apparentemente irrazionali, insegna il contrario di quello cui ci ha abituati l’antropocentrismo: l’umiltà. E ricorda che l’uomo è solo parte di un sistema più grande, non padrone di esso. Una volta svincolati della autoreferenzialità tipica dell’ultimo periodo e delle follie green, si può finalmente ricondurre un cammino di riconciliazione col Creato.

# Coesistere armoniosamente col Creato

L’esistenza dell’uomo su questa Terra, che è temporanea e di passaggio, non può più essere concepita come una concorrenza contro la Natura per l’appropriazione dello spazio. Non si tratta di un’osservazione moralistica fine a sé stessa, ma di una condizione di realtà oggettiva: dalla Natura l’uomo dipende, attraverso essa ciba i suoi figli e alimenta l’energia per le proprie città. Tuttavia annientare i consumi non è la strada giusta: anche la Natura di per sé consuma per fabbisogno giornaliero. Le cose naturalmente incoerenti sono altre, come gli accumuli disfunzionali che hanno come conseguenza lo spreco di risorse, o il metodo sleale e brutale di produzione industriale della carne, metodo che ha sostituito la caccia da molto tempo. Per tornare in sintonia con la Natura bisogna rivedere le priorità dell’uomo: necessita di soddisfare i propri bisogni o di accumulare ricchezza che probabilmente non consumerà mai? Stesso discorso se si passa a parlare del diritto all’abitare: anche gli animali costruiscono tane, alcuni vivono addirittura in agglomerati sociali molto simili a quelli umani, ma nessuno ha la necessità di distruggere l’armonia di base con un brutalismo architettonico che solo l’uomo è stato capace di realizzare. E, soprattutto, trasformando l’abitazione da strumento di vita a bene speculativo. Abbattere l’antropocentrismo, sostituire l’umiltà alla hubris e comprendere che l’uomo non è solo razionalità e consumo ma è soprattutto intelligenza di natura, è questo il passo fondamentale per tornare a vivere in armonia con il Creato, ripercorrendo quelle prospettive chiare già tracciate in passato da uomini come Aristotele o San Francesco.

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RAFFAELE PERGOLIZZI