Microstati come Svizzera, Monaco, Singapore, Liechtenstein o San Marino hanno un tenore di vita nettamente più alto rispetto alla media degli altri grandi Stati. Non solo, anche in quei Paesi la cui vita è concentrata in piccoli agglomerati, come per esempio Norvegia o Finlandia, l’economia prospera e le strutture sociali progrediscono più velocemente rispetto agli altri. Ma perché? Qual è la loro ricetta? E cosa possiamo imparare e importare da essi?
Perché i Microstati funzionano meglio degli Stati più grandi?
# Molti giovani emigrano nei piccoli Paesi oppure decidono di fare i frontalieri, ecco perché
Nei Microstati europei si vive nettamente meglio rispetto alle grandi Nazioni. Questo fatto è testimoniato soprattutto dal grande flusso di giovani che, piuttosto che costruirsi un futuro nel Paese di provenienza, decidono di spostarsi in questi piccoli Stati, probabilmente attirati da opportunità e prospettive migliori e differenti. Si pensi per esempio al San Marino o al Liechtenstein, dove il costo della vita è nettamente inferiore rispetto a Paesi come Italia o Germania. Oppure si prenda il caso dei frontalieri, che in Svizzera superano quasi le 80.000 unità, attirati da stipendi medi che vanno tra i 4.000-5.000 euro mensili, contro i 1.500-2.000 euro in Italia. Senza considerare l’organizzazione amministrativa snella permette decisioni rapide e mirate, cosa che contribuisce ad alzare nettamente il tenore di vita. Insomma, la sicurezza che questi Microstati offrono ai nostri giovani indica una cosa: c’è un modello economico e amministrativo che funziona decisamente meglio rispetto al nostro: come mai? Qual è il segreto del successo di questi posti?
# La politica di prossimità è uno dei motivi di una buona amministrazione
I fattori che rendono questi Stati più efficienti e invitanti agli occhi dei giovani europei sono molti e il giusto mix di questi li rende veri e propri Paesi all’avanguardia. Tra le caratteristiche più efficienti spicca una fiscalità favorevole: Paesi come Liechtenstein o Svizzera, pur non essendo dei veri e propri paradisi fiscali, offrono tasse più basse per imprese e cittadini, attirando investimenti e talenti. Senza contare l’efficienza burocratica che, ridotta quasi all’osso e in larga parte digitalizzata, permette un rendimento amministrativo che riduce qualunque tempo d’attesa. Infine, la ridotta dimensione comporta un’altra serie di vantaggi: da una parte una gestione delle risorse più oculata, con sprechi ridotti e una maggiore trasparenza; dall’altra, il fatto che i politici vivano direttamente il territorio che amministrano gli permette di comprendere le condizioni reali di necessità o disagi della popolazione, cosa che in Italia succede sempre meno, con politici che si riempiono la bocca di parole come “periferie” o “poveri” mentre si godono il calore dei salotti d’alta classe.
# Ecco cosa dovrebbe fare l’Italia per competere con questi piccoli paradisi
Come fare per importare in Italia questo insieme di misure? Conoscendo la complessità del nostro Paese, non si tratta certo di un’impresa facile: già solo rivoluzionare burocrazia e fiscalità vorrebbe dire rifare l’Italia da capo. Eppure una piccola serie di provvedimenti potrebbero contribuire a rendere l’Italia più competitiva, aumentando il tenore di vita delle nostre città e inaugurando una nuova stagione, magari una nuova crescita economica e politica. Ad esempio, per garantire un approccio più coerente e diretto col territorio e coi cittadini, offrendo un nuovo modello di democrazia diretta si potrebbe pensare ad un’organizzazione territoriale basata sul localismo, con elezione diretta dei rappresentanti politici sottoposti a vincolo di mandato. Realizzare un’organizzazione simile da applicare alle Regioni e a cascata ai Comuni più grandi e importanti, renderebbe l’Italia una sorta di insieme di Microstati efficienti e concorrenti tra loro, sviluppando la crescita e offrendo nuove opportunità lavorative ai giovani. Per snellire la burocrazia, si dovrebbe pensare a una massiccia opera di digitalizzazione delle pratiche amministrative, cosa che permetterebbe anche la creazione di nuovi posti di lavoro per gli addetti alla digitalizzazione, lanciando l’Italia su un nuovo fronte tecnologico. Queste misure influirebbero anche sulla fiscalità, che in questa maniera potrebbe essere gestita in maniera più oculata e diretta, limitando gli sprechi e la corruzione, aumentando la trasparenza. Queste sono solo alcune delle cose che l’Italia può e deve fare per rivoluzionare sé stessa, invitando i giovani a restare e non partire. Serve però una volontà politica forte per superare resistenze e abitudini consolidate.
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RAFFAELE PERGOLIZZI