Nelle ore di punta questo incrocio è attraversato da centinaia di persone in pochi minuti e, a volte per prepotenza degli automobilisti, a volte per le segnaletiche troppo poco chiare, gli incidenti sono frequentissimi. Se l’amministrazione di Roma tiene veramente all’efficacia e alla sicurezza nella mobilità della città, almeno per i punti più trafficati, deve intervenire. Ecco quali potrebbero essere le soluzioni.
Questo è l’incrocio da incubo di Roma: le tre soluzioni per salvarsi
# Piazza Pio XI: l’incrocio da incubo

Ci troviamo nel mezzo di viale Gregorio VII, una delle strade più lunghe, larghe e belle di tutta la Capitale. Questo viale collega Villa Carpegna, con San Pietro, passando per altri punti nevralgici di questo municipio. L’incrocio di piazza Pio XI collega appunto viale Gregorio VII, via Leone XIII e via Anastasio II e, nonostante i nomi delle vie richiamino concetti come santità e papato, l’incrocio in sé per sé è un vero inferno. Con altre piccole diramazioni, più di 4 corsie e 4 gruppi di semafori, uno per ogni direzione principale (con possibili semafori aggiuntivi per pedoni), questo punto della città vanta il primato di 1 incidente ogni 5 giorni. Un quadro disastroso a cui si aggiunge la scarsa segnaletica orizzontale, cioè le strisce a terra, che più che essere disorientante è praticamente inesistente. Cosa si può fare per migliorare una situazione tanto grave e disagiante?
#1 Disegnare le strisce a terra

Può sembrare una banalità, ma considerando la quasi totale inesistenza della segnaletica orizzontale e il grande quantitativo di segnali confondenti, il solo rifacimento delle strisce a terra potrebbe aiutare a portare un po’ di ordine in questo caos. Bisogna precisare però, che il semplice ridisegnare le strisce non basterebbe a risolvere il problema: bisognerebbe sfruttare l’occasione per ripensare la suddivisione delle corsie, in modo tale da facilitare i percorsi e renderli più sicuri.
#2 Fare una grande rotonda
Il rifacimento della segnaletica orizzontale è l’opzione più probabile e concretamente realizzabile, nonostante rimanga comunque complessa da attuare a causa dell’immensa burocrazia romana. Tuttavia sarebbe una semplice pezza, una toppa per fingere che quel buco che si va a chiudere non ci sia. Se l’amministrazione volesse realmente risolvere una volta per tutte i problemi originati da questo incrocio e ridurre drasticamente la probabilità d’incidenti, si impegnerebbe per una proposta più audace e risolutiva, come per esempio una rotonda. Una grande aiuola circolare non solo aggiungerebbe un altro contributo al verde parecchio diffuso in questa zona, ma aiuterebbe a migliorare le condizioni del traffico senza penalizzare la velocità nello scorrimento. Ma se anche questo non bastasse?
#3 Un nuovo sotto (o sopra) passaggio?

Le rotonde, è vero, sono uno strumento rivoluzionario nella gestione del traffico, soprattutto nelle grandi città. Roma fa fatica a stare al passo coi tempi, e infatti di rotonde ce ne sono ben poche nella città. Una sua specificità, e grande capacità, nella gestione del traffico però, Roma, ce l’ha: è piena di tunnel e sottopassaggi. Con queste strutture Roma ha migliorato moltissimo la sua mobilità. Si guardi anche al recente sottovia in corrispondenza di Piazza Pia. Visto che i romani sono tanto bravi a realizzarli, perché non pensarne uno anche qui? O altrimenti, visto che scavare non è mai né semplice né economico, si può pensare a una sorta di ponte o cavalcavia, che rialzi viale Gregorio VII sopra le altre diramazioni principali, differenziando così i percorsi in maniera specifica e mettendo in sicurezza una volta per tutte l’incrocio più pericoloso della Capitale.
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RAFFAELE PERGOLIZZI