Stazioni a confronto: la più bella e la più brutta della linea FL3

Stazioni a confronto: la più bella e la più brutta della linea FL3

Tra i moltissimi mezzi di trasporto pubblici di cui si servono quotidianamente i romani, c’è la tratta FL3 del treno regionale che collega Cesano con Roma Ostiense. Si tratta di una lunga linea, che a volte arriva fino a Tiburtina, e che non sempre ferma in stazioni belle, efficienti ed accoglienti, cosa che rende il servizio disomogeneo. Ecco dunque la stazione più bella contro la stazione più brutta della linea del treno regionale che passa per Roma.

Stazioni a confronto: la più bella e la più brutta della linea FL3

# Tra le più moderne e efficienti: Valle Aurelia la numero 1

Stazione Valle Aurelia – archello.s3.eu

Molte di queste stazioni hanno subito un riammodernamento sia estetico che strutturale, efficientando i servizi e i collegamenti con l’esterno. Le caratteristiche a cui si cerca di fare più attenzione sono sicuramente il corretto funzionamento degli apparati tecnologici, dalle scale mobili ai cartelloni con gli orari dei treni. Ovviamente si è lavorato anche sul piano della sicurezza e della chiarezza dei percorsi, permettendo a passeggeri e viaggiatori di fare un’esperienza piacevole ma, soprattutto, efficace. Tra le varie stazioni che soddisfano pienamente questi prerequisiti, c’è la stazione di Valle Aurelia che, grazie anche allo scambio con la linea A della metro e la posizione centrale che comporta un quotidiano grande afflusso di persone, si aggiudica il titolo di miglior stazione dell’intera linea.

# Nessuna fantasia, decoro o restauro: Appiano la peggiore

Stazione Appiano – avventurosamente.it

Inspiegabilmente, non tutte le stazioni hanno goduto degli investimenti per un adeguato riammodernamento che le rendesse piacevoli ed efficienti. Molte di queste, infatti, sono tuttora lasciate a sé stesse, nelle stesse condizioni di dieci o più anni fa, con aspetti fatiscenti e scale mobili fuori servizio. Tra le varie stazioni tenute male, quella di Appiano è sicuramente la peggiore per un mix di disservizi e bruttezze. I graffiti fatti a caso sui muri che danno sulla banchina, infatti, creano ai passeggeri un senso di disordine, mentre le scale mobili bloccate e l’ascensore spesso fuori servizio, rendono la stazione non accessibile a tutti. Senza contare che, nonostante ci troviamo in un ottimo quartiere e a un passo da Valle Aurelia, al di là del treno i trasporti non sono spesso così efficienti come dovrebbero.

# Per la linea ci vorrebbe una “svolta giapponese”

Ph: intercity_train – Instagram

Per poter offrire a cittadini e turisti una buona esperienza di viaggio, bisogna ripensare non solo alle stazioni chiave come Valle Aurelia o Gemelli, ma all’intera linea. Sarebbe opportuno, infatti, poter condurre un piano di riammodernamento delle stazioni lasciate indietro, uniformando gli standard e rendendole accessibili a tutti. Ma questo non basta per migliorare il servizio della linea, visto che un piano del genere metterebbe le varie fermate semplicemente nella condizione di normalità. Per rendere più efficienti e competitive le stazioni della linea FL3 bisogna fare ben altro, e il modello giapponese offre un interessantissimo spunto. Le stazioni Shinkansen giapponesi sono dei veri e propri hub multiservizi, capaci di offrire un’esperienza che non si limiti al bar o all’attesa del treno. Per stare al passo con questo modello si potrebbe:

  • creare spazi culturali e sociali, come bar, librerie, spazi espositivi o anche palestre all’aperto, così da incentivare la frequentazione non solo per l’uso dei trasporti, almeno nelle stazioni più grandi.
  • tentare di offrire servizi come coworking o punti di ritiro e-commerce per le stazioni minori, in modo tale da attirare utenti e investitori anche nelle fermate meno frequentate.

Con questi piccoli accorgimenti, possiamo prepararci a rendere competitiva l’intera linea FL3, rivoluzionandola e offrendo al mondo intero un esempio di valorizzazione degli spazi destinati al pubblico.

Continua la lettura con: Palazzo Nardini, quando il futuro si trova nel passato

RAFFAELE PERGOLIZZI