In teoria doveva essere la funzione della stampa e dei media: fare da guardiani per la libertà dei cittadini. Erano definiti il quarto potere, perché vigilavano sull’operato dei politici, contro gli abusi di potere ai danni dei cittadini. Per questo la libertà di stampa è da sempre un pilastro delle democrazie liberali. Ma qualcosa è cambiato. E sempre più la stampa è diventata uno strumento del potere. Spesso usata ai danni del cittadino e della sua libertà. Ma la libertà vince su tutto e dove declinano i media tradizionali stanno emergendo quelli nuovi. I social network. Che stanno assumendo sempre più la funzione di guardiani della libertà del cittadino contro il potere. Ed è per questo che sono così temuti. Ma non solo: potrebbero evolvere. Diventando uno strumento di monitoraggio dell’attività politica.
Il nuovo quinto potere: i social diventeranno i guardiani della libertà?
# L’utilizzo odierno dei social è troppo diversificato
I social media hanno fatto il loro ingresso nella nostra quotidianità da circa una ventina d’anni, precisamente dal 2004 se si pensa all’avvento di Facebook. Ad oggi le piattaforme sono moltissime e, seppure con contenuti molto simili, riescono tutte a mantenere una chiara identità, alcune riuscendo anche a diversificare gli utenti in base alle differenze anagrafiche. Eppure, nonostante siano elemento costante della maggior parte della popolazione, attualmente sembrano non avere una chiara finalità. Guardando per esempio al mondo degli utenti, si nota facilmente che una grandissima fetta li usa solo e unicamente come passatempo, un’altra fetta molto consistente li utilizza per lavorare nell’ambito della comunicazione, e un’altra fetta considerevole non sa neanche fare la distinzione tra Instagram e Facebook. Uno dei grandi pregi, che se mal utilizzato diventa uno dei peggior difetti, dei social è quello di aver dato la possibilità di esprimersi a moltissime persone che prima, con i metodi tradizionali, faticavano a vedere espresse le proprie istanze. Tuttavia anche questo fattore concorre a un senso di caos e disordine generale, è possibile ripensare ai social con una nuova finalità?
# Nonostante l’uso diversificato, i social hanno sostituito le vecchie agenzie di stampa. Non solo: sono spesso la prima fonte di informazione
I giornali tradizionali hanno fatto tesoro di questa capacità dei social, sfruttandoli come principale veicolo di trasmissione delle notizie, seppur mantenendo i siti online e la carta stampata. Peccato che la maggior parte delle testate giornalistiche italiane rispondano a determinati interessi e che quindi, veicolate, non siano realmente libere. In sostanza i social hanno sostituito la stampa, che però, in Italia, era cagionevole di salute già da qualche tempo. Senza guardare dunque al cattivo esempio della maggior parte giornali italiani, si può scoprire che il ruolo originario della stampa era esattamente quello di raccontare la verità, con l’obiettivo di porsi al servizio dei cittadini e di difenderli pubblicamente dagli abusi e soprusi di potere. Perché dunque non ripensare i social in quest’ottica?
# Ecco la proposta: usare i social per monitorare l’azione politica degli eletti
Troppe volte si sentono politici o esponenti di partito raccontare il proprio punto di vista su questo o quel determinato fatto facendolo passare per verità assoluta. I social si sono prestati benissimo a queste dinamiche, fungendo da megafono per le storture ideologiche e propagandistiche di partiti e politici, che si esprimono sia dal vivo, sia sui social, con l’atteggiamento supponente di chi sta elargendo delle solide verità. Salvo poi ritirarsi a vita privata una volta concluse le elezioni, lasciando ai cittadini quel senso di vuoto e amaro in bocca che solo una democrazia rappresentativa debole e sfruttata come quella italiana può lasciare. L’obiettivo dev’essere questo: riuscire a ribaltare la situazione, mettendo il manico del coltello in mano ai cittadini e non ai politici. Ossia, usare i social come strumento di monitoraggio e controllo dell’azione dei politici, al fine di verificare la coerenza con le promesse fatte in campagna elettorale e mettere la popolazione nella possibilità di revocare il mandato qualora il politico di turno non ne rispetti le condizioni. Orientare i social su un utilizzo simile, oltre a monitorare i politici aumentando la qualità della classe dirigente, permetterebbe anche di avvicinare molte più persone alle questioni relative alla cosa pubblica, realizzando in parte quel modello di democrazia diretta di cui molti si riempiono la bocca e per cui in pochissimi si impegnano.
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RAFFAELE PERGOLIZZI