La nuova frontiera della politica: superare destra e sinistra

La nuova frontiera della politica: superare destra e sinistra

Le strutture ideologiche e la divisione tra destra e sinistra di cui fa uso la politica derivano dall’Ottocento. Quando il mondo aveva caratteristiche ed esigenze profondamente diverse dalla società di oggi. Avere un apparato ideologico strutturato di cui potersi servire per poter fare politica può essere certamente una cosa positiva, ma è fondamentale che sia funzionale all’epoca in cui si vive, altrimenti rischia di essere una trappola per l’azione e per il pensiero. Serve ancora questa divisione convenzionale? Oppure è finalmente arrivato il momento di superare queste categorie?

La nuova frontiera della politica: superare destra e sinistra

# La politica del partito preso

Ph: palazzo_chigi – Instagram

Nella democrazia lo scambio di posizioni e idee è fondamentale per alimentare la macchina istituzionale che governa, amministra e tutela un territorio. Questo perché la ciclicità è una dinamica insita nella sua natura, lo si evince chiaramente dal concetto di elezioni e votazioni: finito il turno di un eletto, lo si conferma o lo si cambia. Sotto quest’ottica, una polarizzazione delle posizioni può essere positiva, non perché debba condurre a uno scontro, ma perché permette una pluralità di soluzioni a diversi problemi o questioni derivanti dalle situazioni di governo. Insomma, dove non vedo io, potresti vedere tu e viceversa. Questa situazione si ribalta quando le parti non rispondono più all’interesse del cittadino o della collettività ma a interessi di partito o delle lobby che li orchestrano. In Italia, così come nel resto del mondo, è così ormai da molto tempo e i frutti di questa divisione sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti, soprattutto col ritorno preoccupante di tensioni e toni aspri nel dibattito politico.

# La liquidità ideologica contemporanea

Ph: pdroma – Instagram

Al di là dei limiti derivanti dalla polarizzazione tra destra e sinistra, bisogna sottolineare anche come ad oggi questi due termini fatichino a mantenere una chiara identità, una connotazione inequivocabile. Non è raro sentire persone che, dichiarandosi di destra, accusino la Meloni di non essere “abbastanza di destra” o addirittura di essere centrista se non di sinistra per le politiche sociali o fiscali. Così come altri che, dichiarandosi socialisti, attaccano Elly Schlein e il PD per aver tradito la classe lavoratrice e per tutelare più gli interessi della Grandi Corporation che della povera gente. Insomma, tra tradimenti, posizioni troppo morbide e confusioni trasversali, destra e sinistra sembrano esser diventati due grandi contenitori vuoti, da scegliere in base al colore che si preferisce, rosso o blu. Che poi, nella condizione di disordine generale, non stupirebbe se di qui a poco dovesse nascere un terzo contenitore rosso-blu.

# La nuova sfida per la politica: dall’ideologia alla visione, dal partito al progetto

Ph: palazzo_chigi – Instagram

Tutto fa pensare che, alla luce della situazione attuale, destra e sinistra non siano solo un elemento di confusione, ma un vero e proprio freno a mano per la società in cui viviamo. La soluzione deve partire da una domanda: in che società vogliamo vivere? Certamente in una società che possa garantire i diritti fondamentali dell’uomo, una sostanziale giustizia sociale e soprattutto un ecosistema che permetta a ognuno di svilupparsi e evolversi in ogni campo in armonia con la comunità e con la natura. Da ciò nasce la più grande sfida per la politica ai nostri giorni: superare le sovrastrutture ideologiche di destra e sinistra. E col termine “superare” non si vuole proporre un ipotetico sincretismo o compromesso ideologico che accontenti tutti, ma un vero e proprio cambio di prospettiva, che permetta alla classe politica di rendersi veramente mediatori tra popolo e tecnici, difensori dei più deboli, garanzia dei più intraprendenti. Lavorare per una realtà concreta, non “di destra” o “di sinistra”, in cui ci si confronti su progetti davanti a cui di volta in volta si faccia una scelta di campo non ideologica ma basata su un diverso punto di vista. Anche perché abbiamo bisogno di azioni, di progetti, di visioni: in mancanza di queste l’unica chiave della politica è quella di individuare un nemico per potersi definire. Una politica che adotti una nuova visione con al centro il cittadino e la comunità, fatta di progetti su cui confrontarsi, deve ricalibrare il concetto di avversario: non più un nemico da distruggere ma un simile che, come me, si impegna per lo stesso fine, cioè il servizio reso alla comunità, anche se partendo da un punto di vista differente. Solo abbandonando i vecchi schemi, senza cercare un nemico, si può sperare di progredire in una politica mai così in stallo come nella nostra epoca.

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RAFFAELE PERGOLIZZI