Lavoro e robot: i sindacati fanno concorrenza sleale… contro i lavoratori!

Lavoro e robot: i sindacati fanno concorrenza sleale… contro i lavoratori!

Dovrebbero tutelarli. Invece li danneggiano. A favore delle macchine. Questo fanno i sindacati con il lavoratori. Fanno dumping al contrario. Ecco perchè.

# I sindacati incentivano l’assunzione di robot e macchine

I sindacati nascono durante l’Ottocento come organizzazioni di difesa e garanzia dei diritti dei lavoratori. Il contesto ottocentesco era molto diverso da quello attuale, dove la divisione delle classi era molto più profonda e accanita di come lo sia oggi e in cui la cultura del lavoro era ancora molto arretrata. Si parla di turni di lavoro in fabbrica o miniera di 12h, nel migliore dei casi, di impossibilità di avere un lavoro per le donne e dello sfruttamento minorile. In quel contesto, l’esistenza di gruppi organizzati per difendere la dignità della persona contro i soprusi e le violazioni dei diritti stessi, è stata una testimonianza d’umanità e coraggio e il loro operato ha salvato molte vite. Tuttavia, nel tempo, i sindacati si sono burocratizzati, legandosi alla politica e perdendo contatto con le realtà produttive. Il primo segnale di crisi è stato lo sbilanciamento della loro azione in difesa di chi il posto ce l’aveva già, ma a danno di chi non ce l’ha. Non solo: il loro accanimento della difesa del lavoratore a tutti i costi, ha portato spesso a identificare la loro azione, con la difesa del “cattivo lavoratore”, ossia cercando di tutelare chi lavora male, perché lo si difende a prescindere dal datore di lavoro. Oggi, in un mondo globalizzato, la loro crisi si è ancora più accentuata: non riescono a intercettare i bisogni di un mercato del lavoro frammentato, dominato da precarietà e nuove tecnologie. E, di fatto, favoriscono la sostituzione del lavoro umano con macchine e robot. vediamo perché.

# Ecco perché i sindacati fanno concorrenza sleale contro i lavoratori

Perché i sindacati favoriscono la sostituzione del lavoro umano con quello delle macchine? E’ facile da capire perchè:

  • Difendendo il “cattivo lavoratore” da chi fa impresa, inducono gli imprenditori ad avere più vantaggi a impiegare delle macchine che presentano meno rischi di comportamenti sleali o inefficienti. E la possibilità di sostituirle facilmente se lavorano male.
  • A parità di resa produttiva, hanno reso l’assunzione e l’impiego di un lavoratore umano molto più costoso e rischioso rispetto a quello di un robot. A parità di output, un robot costa meno. Non si devono versare contributi, non ha ferie o malattia garantite, non ha tutti gli oneri inseriti dai sindacati a tutela del lavoratore.

Continuando a tentare di imporre limiti alle assunzioni regolari e rischi contrattuali, nasce il paradosso: invece di garantire sicurezza sul lavoro e formule contrattuali convenienti, i sindacati rendono l’Intelligenza Artificiale e i sistemi robotici sempre più appetibili sul mercato del lavoro. D’altra parte una macchina non ha bisogno né di riposo, né di mangiare e né di bere. E non avendo diritti garantiti può essere sostituita facilmente nel momento in cui viene sviluppato un modello più efficiente di quella stessa macchina, senza che chi fa impresa rischi di cadere in trappole legali. Favorire la sostituzione dell’uomo con la macchina, è una battaglia che rientra negli interessi della classe lavoratrice? Certo che no. Allora cosa si dovrebbe fare.

# Il lavoro nobilita l’uomo: ecco perché bisogna difenderlo dai sindacati

Il lavoro rientra nella natura dell’uomo, è uno dei tanti mezzi naturali con cui esso scopre il creato e riconosce sé stesso, conquistandosi la sopravvivenza e il sostentamento per sé e il proprio nucleo familiare. La retorica sindacale, che lo dipinge come sfruttamento, e lo strapotere di grandi aziende, che lo riducono a profitto, ne offuscano il valore. Per ridare dignità al lavoro e al lavoratore bisogna superare la logica conflittuale che ormai appartiene ai secoli scorsi, garantire una cooperazione efficiente tra imprese e classi operaie, nell’ottica di un’armonia sociale tesa a un bene superiore: la crescita collettiva. Affermare che fare impresa è sbagliato spezza le gambe alla creatività tipica della mentalità italiana, così come denigrare il lavoro manuale allontana le logiche imprenditoriali dalla fattività. Se i sindacati non sono disposti a cambiare strategia, capendo che non c’è un nemico da combattere ma un futuro da costruire, bisogna trovargli un’alternativa. Questa può essere la suddivisione dei corpi sociali in base alle categorie, in modo tale da garantire gli interessi della categoria di quel dato lavoro specifico anziché del singolo individuo. Oppure si potrebbe pensare di ribaltare la logica della concorrenza sleale: anziché farla contro il lavoratore, farla contro le macchine. Se i sindacati avessero davvero a cuore i lavoratori in carne e ossa, dovrebbe avere una sola grande priorità: fare in modo che l’uso di macchine e robot sia più costoso rispetto a quello degli esseri umani. Estendendo a loro tutti i costi espliciti e impliciti che vanno a capo dell’imprenditore quando deve assumere un lavoratore umano.

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RAFFAELE PERGOLIZZI