Perché l’italiano dovrebbe essere la lingua che unisce l’Europa

Perché l’italiano dovrebbe essere la lingua che unisce l’Europa

L’Europa ha un problema di identità e di comunicazione. Il problema di identità nasce dal fatto che rinnega le sue origini comuni. Il problema di comunicazione nasce dal fatto che cerca riferimenti linguistici che la porta fuori dalla sua storia. Ecco perché una sola mossa consentirebbe all’Europa di ritrovare il suo centro di gravità permanente: l’adozione dell’italiano come lingua comune. Per queste ragioni.

Perché l’italiano dovrebbe essere la lingua che unisce l’Europa

# L’italiano, la lingua del senso originario

Tra le lingue parlate in Europa, l’italiano è quella ontologicamente più esatta. Non si tratta di un’affermazione figlia di un’ideologia o di un accecato patriottismo: si afferma la semplice realtà. La poesia stessa, così come la prosa o i linguaggi tecnico-scientifici espressi in italiano, ci restituiscono questa verità: la lingua di Dante è quella con un rapporto più diretto e concreto tra significante e significato. Questo non solo la rende affascinante, ma anche tremendamente utile poiché, per chi la sa utilizzare, si assottiglia lo sforzo mentale di dover trovare le giuste parole per esprimere un determinato concetto. Bisogna ricordare anche che, come il greco moderno sta al greco antico, l’italiano sta al latino, che a sua volta è stato un’espressione del greco stesso. L’italiano è la lingua che porta in sé il contatto più autentico con latino e greco antico, le due forme linguistiche che hanno originato la cultura occidentale. Non è un caso se in tutte le lingue europee, anche in quelle apparentemente più lontane di origine celtica, si trovano in modo dominante “latinismi” e “grecismi” che, con una forzatura, potremmo definire “italianismi“. L’evoluzione ci porterà a ridurre sempre di più gli sforzi comunicativi fatti per comprenderci: perché allora non velocizzare il processo affermando l’italiano come lingua comune, così come il latino lo è stato per oltre un millennio?

# La situazione geopolitica attuale ci mette di fronte a un problema

Oltre ai motivi espressi poc’anzi, che di per sé sarebbero già esaustivi, è bene focalizzarsi sulla situazione geopolitica internazionale attuale. L’Europa affronta uno dei periodi più bui e instabili della sua storia: essa infatti non ha mai vissuto un momento di divisione e incertezza come questo, proprio mentre cerca di dimostrare al resto del mondo di essere più unita che mai. Non sono nuovi i tentativi di rendere l’Europa un’unica grande nazione, magari sul modello federale statunitense, o addirittura c’è chi proponeva gli antichi modelli del Sacro Romano Impero. Ma affinché una nazione sia definita come tale, necessita di una serie di caratteristiche chiave, tutte includenti l’identità culturale, linguistica, storica, territoriale, religiosa e, spesso, anche etnica. Se analizziamo attentamente:

  • l’identità culturale l’Europa ce l’ha, è chiara e si può facilmente riassumere in figure chiave come Erasmo da Rotterdam.
  • l’identità storica è ciò che ci ha portati ad essere, oggi, Unione e affonda le sue radici dalla caduta dell’Impero Romano.
  • l’identità religiosa ovviamente si concretizza nella religione più longeva dell’occidente, il cristianesimo, che attraverso figure come San Benedetto ha contribuito a forgiare l’Europa così come è.
  • l’identità territoriale si è definita o si sta definendo anche attraverso la prossima fine della guerra in Ucraina.

Insomma, l’Europa sembra avere veramente tutti i presupposti per potersi dire una unità di azione, c’è solo una grande assente: l’identità linguistica. Anche di questo si discusse già molto tempo fa e no, non può essere l’inglese. Perché l’inglese è lingua straniera: adottarla come stiamo facendo ci mette in una condizione strutturale di inferiorità nei confronti delle potenze con cui ci dovremmo poter confrontare alla pari. Perché allora l’italiano?

# La proposta dirompente: l’italiano come lingua europea

L’evidente superiorità di attinenza ontologica e di espressione delle lingue madri della cultura europea in campo linguistico dell’italiano e le recenti impellenti necessità del continente europeo non lasciano dubbi: l’Europa deve ritrovare la propria identità linguistica proprio nella lingua di Dante. In un mondo dominato da click, da notizie lampo, da slogan tirati, recuperare la profondità dell’italiano per ritrovare l’identità non solo di italiani, ma di europei, si rileva essere un’occasione senza precedenti. D’altra parte essa racchiude tutte le caratteristiche e le specificità proprie dell’Europa. E non si tratterebbe neanche di una prepotenza sulle altre nazioni europee ma di un fondamentale contributo: molte di esse dominano nel campo economico o militare, piuttosto che geopolitico e diplomatico. Il fattore linguistico rappresenterebbe quindi l’opportunità dell’Italia di contribuire alla costruzione di un’Europa unita potendo mettere assieme senza prevaricazioni le due principali potenze economiche e politiche europee: Francia e Germania. E senza svendere la grande cultura europea a una lingua straniera. 

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RAFFAELE PERGOLIZZI