L’uomo è un animale mutevole, soggetto a cambiamenti ed evoluzioni, capace di adattarsi alle più diverse necessità e condizioni. Proprio per questa sua natura, ha spesso bisogno di punti fermi, di valori e princìpi che lo tengano saldo e gli fungano da riferimento. Tuttavia, a sinistra, i valori sembrano essere cambiati con gli uomini: passata una generazione di grandi ideologhi e politici, son passate anche le loro idee. Ecco come la sinistra ha perso il suo appiglio nei confronti delle classi povere e popolari.
“Sono troppo povero per votare a sinistra!”, il paradosso della politica odierna
# Da Sesto San Giovanni a Brera, il passaggio dalla sinistra popolare a snob e radical chic

La sinistra italiana è stata tra le grandi ispiratrici per la sinistra europea e mondiale, non è un caso se il Partito Comunista Italiano è stato il più grande partito comunista di uno Stato appartenente al Blocco Occidentale. Difensore dei poveri, della classe operaia e primo elemento combattivo nelle fabbriche e nelle industrie, il PCI acquisì un vastissimo consenso popolare tra gli anni ’40 e ’70, arrivando a ottenere fino al 34,4% dei voti nel ’76. Come si è detto, vista la grande capacità di dialogare con gli operai e combattere i soprusi dei cosiddetti “padroni” nelle grandi aziende, le zone industriali erano le imponenti roccaforti elettorali della sinistra, come Sesto San Giovanni nella periferia di Milano conosciuta, appunto, come la “Stalingrado d’Italia“. Facendo un salto ai giorni nostri, dove il maggior partito della sinistra è il Partito Democratico, ci si rende subito conto che le cose sono radicalmente cambiate, soprattutto se si nota che il PD scandisce i suoi appuntamenti elettorali a suon di aperitivi su rooftop di lusso e promesse politiche dal sapore classista (come il provvedimento sulla ztl a Roma). Se si guarda anche alla “Stalingrado d’Italia”, si noterà che alle ultime elezioni politiche la sinistra è stata ampiamente battuta dalla destra, con il 15% dei voti in più per la candidata della destra, Isabella Rauti, contro il candidato del PD Lele Fiano. Ma cosa sta succedendo alla sinistra?
# Il contributo della destra e lo “sfondamento a sinistra”

Tangentopoli è stato lo spartiacque più importante della storia della politica italiana durante la Repubblica, e sicuramente ha giocato un ruolo cruciale nel mutamento della sinistra italiana. Con la scomparsa della Democrazia Cristiana e del PCI, c’è stata una grande migrazione dei grandi componenti delle due parti e a sinistra sono confluiti molti ex comunisti così come molti ex democristiani appartenenti all’ala sinistra della DC. Questo mischione informe ha portato, dopo diversi anni di adattamento, all’odierno Partito Democratico, che si può definire un insieme di ex democristiani con qualche scintilla socialista che cerca faticosamente il suo spazio. In questo processo lungo e faticoso, la sinistra si è persa le classi meno abbienti, offrendo il fianco alla destra per attuare la storica teoria dello “sfondamento a sinistra“, con cui la destra sociale sperava di sostituirsi ai comunisti nella difesa dei lavoratori e dei più poveri. Guardando alla vittoria di Fratelli d’Italia a Sesto San Giovanni, si comprende come lo sfondamento teorizzato dalla destra sia stato, almeno in parte, riuscito. Cosa è restato dunque alla sinistra per mantenere un posizionamento di rilievo nei sondaggi? Influencer, cantanti e addirittura imprenditori che in qualche modo, con le loro dichiarazioni, legittimassero la sinistra mutata e traditrice dei suoi valori fondanti che, nonostante abbia abbandonato certe battaglie nella sostanza, continua a riempirsene la bocca. Ma per quanto durerà ancora questa maschera? Riuscirà la sinistra a riorganizzarsi sotto un nuovo aspetto?
# Rigidità ideologica della sinistra
La perdita d’identità della sinistra non va però attribuita solo a fattori accidentali o alla “migrazione” dei democristiani verso sinistra. Tra le varie motivazioni c’è anche una colpa diretta della sinistra stessa: la presunzione di detenere la Verità politica e sociale su qualsivoglia tema, d’attualità e non. Se prima essa rivendicava di essere sostenuta dalla classe povera e operaia, adesso accusa le stesse classi di ignoranza se non la sostengono negli appuntamenti elettorali. È dunque diventata divisiva. Mentre prima l’esortazione ai proletari di tutto il mondo era di unirsi, ora la sua azione politica e mediatica ottiene il contrario: una divisione del cosiddetto proletariato. Ora la questione cui ci si pone di fronte è: la sinistra accetterà di aver definitivamente cambiato la propria connotazione politica e ideologica, permettendo di ricostruire così una nuova identità, o continuerà a non accettare la sorte che le è spettata, risultando ormai sconfitta in tutto e per tutto? L’importante, ai fini della democrazia che ha bisogno che i due poli della politica (destra e sinistra) siano forti per garantirne il corretto funzionamento, è che la sinistra prenda chiaramente una strada, quale che sia.
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RAFFAELE PERGOLIZZI